La protesi alla spalla
Cos’è e come funziona: le parole del medico-chirurgo
Di cosa si tratta?
A chi è indicata e quando è necessario farla?
Solitamente le persone a cui viene applicata una protesi alla spalla sono affette da artrosi. Questo processo degenerativo può colpire ogni articolazione, causando forti dolori e determinando diversi gradi di invalidità. Talvolta anche gesti semplici come lavarsi o pettinarsi diventano impossibili. Nel caso della spalla spesso l’artrosi è la conseguenza di lesioni della cuffia dei rotatori non trattate e poi diventate massive coinvolgendo più tendini.
Ci sono inoltre casi anche di pazienti giovani che hanno subito gravi fratture a più frammenti della testa omerale che nonostante interventi di riduzione e sintesi della frattura sviluppano l’osteonecrosi della testa, o fratture in anziani in cui è preferibile intervenire direttamente con la protesi piuttosto che con sintesi della frattura.
Come si svolge l’intervento?
Ci sono due possibilità di accesso per l’inserimento di una protesi alla spalla:
Accesso deltoideo pettorale
Si tratta di un accesso anatomico che espone l’articolazione passando attraverso un setto intermuscolare.
Accesso laterale trans-deltoideo
In questo caso l’accesso avviene tramite la divaricazione delle fibre della porzione laterale del deltoide.
“Mediante un apposito strumentario procediamo alla resezione della testa omerale e all’esposizione dell’osso subcondrale della glena. A questo punto procediamo all’impianto di una protesi anatomica con testa sull’omero e glena sulla scapola, oppure, al contrario, applichiamo i capi con glena sull’omero e la testa sulla scapola (come le spalle delle bambole)”.
Quali sono i tempi di recupero e riabilitazione?
In base alla mia esperienza personale, l’arto deve restare fermo per circa venti giorni. In seguito a questo periodo può iniziare la riabilitazione e la rieducazione funzionale che possono avere una durata di circa tre mesi. Il paziente può utilizzare un branchiale di stoffa o semplicemente un classico foular.