Chirurgia artroscopica della spalla
Di cosa si tratta?
La tecnica artroscopia fa parte degli interventi mini-invasivi. Si è sviluppata in primis nella chirurgia del ginocchio e poi nella chirurgia della spalla, del gomito, del polso, della mano (come la trapezio-metacarpale), dell’anca e della caviglia.
Per quanto riguarda la spalla, il livello di applicazione alle affezioni articolari ha ormai raggiunto il 100% di applicazione. Va detto che per alcune patologie la tecnica risulta ancora complessa con tempi d’intervento estremamente lunghi, rischi e complicanze per le quali è ancora diffusa la tecnica tradizionale.
A chi è indicata la chirurgia artroscopica della spalla?
La tecnica artroscopica è ormai diventata di routine per patologie come:
lesioni tendinee della cuffia dei rotatori;
riparazioni di difetti cartilaginei;
rimozione di corpi mobili;
instabilità della spalla.
Come si svolge l’intervento?
Una piccola pompa immette acqua nella spalla ad una pressione controllata per impedire il sanguinamento. Nell’acqua fisiologica viene immersa un’ottica, quindi si ha, per così dire, una visione subacquea. La camera HD o ultra HD permette un’ottimale visione delle parti interessate.
Tecnicamente, si entra nell’articolazione con l’ottica per visualizzare la lesione, e attraverso altri piccoli fori detti portali posizioniamo “un’ancora” avvitata nell’osso.
Con altri piccoli strumenti attraversiamo il tessuto con ognuno dei fili dell’ancora. Dopo aver portato esternamente i fili mediante una cannula che abbiamo precedentemente posizionato, costruiamo il nodo che spingiamo all’interno della spalla con lo spinginodo, adagiandolo sul tendine in compressione sull’osso precedentemente cruentato.
Quello che cerchiamo di ottenere è la formazione di una cicatrice fra tendine e tessuto. La cicatrice è il vero collante della riparazione della lesione!
Quali sono i tempi di recupero e riabilitazione?
La terapia dura mediamente tre mesi. Il primo di questi è necessario per il recupero passivo articolare; nel secondo mese proseguiamo sia con il recupero articolare passivo ma iniziamo anche quello attivo; quest’ultimo può avvenire più facilmente in acqua. Il terzo mese è invece rivolto al recupero della forza muscolare e della articolarità completata. Il recupero funzionale/articolare completo prosegue poi autonomamente durante l’anno.
La guarigione è influenzata tantissimo dal paziente e dalla fisoterapia: è fondamentale rispettare i tempi e i consigli del chirurgo e del terapista per ottenere la migliore guarigione. Di fondamentale importanza è evitare la rigidità! Sono un sostenitore della mobilizzazione passiva precoce e collaboro con terapisti che in modo paziente e sapiente evitano dolori insopportabili durante la rieducazione funzionale. Qualsiasi articolazione ma in particolare la spalla risente negativamente del dolore diventando reattivamente più rigida!
Talvolta per lesioni ampie la cicatrizzazione del tendine può non avvenire completamente, ma parzialmente; tuttavia è sufficiente a consentire la stabilizzazione della lesione. Il risultato clinico sarà soddisfacente e consentirà anche il blocco dell’estensione della lesione ad altri tendini con ripercussioni funzionali gravi per l’instaurarsi di un processo artrosico.
Chi si opera deve essere ben consapevole del rispetto delle indicazioni fornite dal chirurgo. In primis di una completa immobilità attiva! Ciò significa che la spalla potrà essere mossa passivamente dal fisioterapista o da macchine come il Fisiotek di spalla ma per 30/40 giorni, il paziente non dovrà utilizzare attivamente la spalla anche per i gesti più semplici (come mangiare, pettinarsi, lavarsi i denti eccetera), mentre potrà usare il gomito, il polso e la mano.
Il tutore applicato per un mese non ha una vera funziona di costrizione, serve piuttosto a ricordare che la spalla è stata operata (cosa non scontata!).
La rieducazione funzionale viene quindi iniziata nella prima settimana post-operatoria e proseguirà nei tre mesi successivi.